EGITTO MILLENARIO
Una storia plurimillenaria, una civiltà unica che affascina tutto il mondo: l’Egitto delle Piramidi e dei Faraoni, del dio Osiride e della sua amata Iside. Ma l’Egitto è anche egittologia, scoperte, ricollocamenti, archeologia e collezionismo, settore in cui l’Italia ha una posizione chiave sin dall’inizio dell’Ottocento e che conserva tutt’oggi.
La mostra Egitto, che apre il prossimo 16 ottobre al Museo Civico Archeologico di Bologna, non è solo di fortissimo impatto visivo e scientifico ma è anche un unicum nel suo genere poiché gran parte della collezione egiziana del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda, 500 reperti databili dal Periodo Predinastico all’Epoca Romana, saranno trasferiti nella città delle Due Torri per un’operazione che non ha precedenti nel panorama internazionale.
La collezione di antichità egiziane di Leiden – una delle prime dieci al mondo – e quella di Bologna – tra le prime in Italia per numero, qualità e stato conservativo – verranno così a fondersi e integrarsi in un percorso espositivo di circa 1.700 metri quadrati di arte e storia.
Inoltre i capolavori di questi due collezioni saranno esposti insieme a importanti prestiti del Museo Egizio di Torino e del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, all’insegna di un network che vede coinvolte le principali realtà egittologiche italiane.
La storia di una civiltà unica svelata in una grande mostra che riunisce capolavori dal mondo e che racconta di Piramidi e di Faraoni, di grandi condottieri e sacerdoti, di dei e divinità, di personaggi che fecero il passato dell’Egitto e che grazie a archeologia, scoperte e collezionismo non smette mai di incantare, rivelarsi, incuriosire, affascinare e ammaliare generazione dopo generazione.
DOZZA
A Dozza, l’arte si fa paesaggio urbano ed arreda i muri delle case, le strade e le piazze, inondando di luce e stili diversi ogni angolo ed aprendosi a squarci di colori improvvisi. Si tratta di un vero e proprio museo a cielo aperto, in cui si possono ammirare oltre un centinaio di opere realizzate da nomi prestigiosi dell’arte contemporanea. All’interno della Rocca sono conservati gli affreschi e i bozzetti delle opere su muro esposti nel Centro Studi e Documentazione del Muro Dipinto.
Dal grifo che si abbevera, raffigurato nello stemma, al nettare dorato dell’Albana coltivata in un paesaggio che sembra quasi toscano: non c’è miglior paradosso per questo borgo adagiato sulle prime colline che dominano la via Emilia, fra Bologna e Imola, e che si apre discreto al visitatore che ne percorre le stradine selciate fino alla Rocca – potente, massiccia, eppure ben armonizzata con il resto dell’abitato, la cui planimetria è a carena di nave.
E in effetti tutto spinge, converge, fluidifica (acqua, vino, persone, cantine e portici che profumano di vino, esalazioni culinarie) verso l’emergenza architettonica che lo sovrasta dall’alto.
La Rocca, punto di convergenza delle due strade che attraversano longitudinalmente il paese, è a pianta esagonale con due torrioni e un perimetro di 530 m.
L’aspetto attuale è il frutto delle trasformazioni in palazzo signorile, completate dai Malvezzi nel 1594.
Varcato il ponte levatoio, ricostruito sul modello dell’antico, l’edificio si apre con un cortile centrale sormontato da due logge di gusto rinascimentale.
Il cortile ospita concerti, spettacoli, degustazioni.
Al piano terra vi è la cucina, con fuochi, camini, pozzo e utensili d’epoca.
Il cuore della residenza è al piano nobile, con la sala di rappresentanza arredata con mobili e dipinti del ‘700 e aperta sul grande terrazzo.