AIDA ALL’ARENA DI VERONA E VISITA DELLA CITTA’ 23/06/07

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L’anfiteatro romano, l’Arena, è il monumento veronese più conosciuto. Oggi l’Arena è incastonata nel centro storico a fare da quinta a , ma un tempo, quando i Romani lo costruirono, il monumento fu collocato ai margini dell’urbe, fuori della cerchia delle mura.L’Arena riassume in sé quasi venti secoli di storia locale, ed è diventata nel tempo il simbolo stesso della città. Il suo culto ha radici lontane, che risalgono all’umanesimo carolingio. La fama goduta dall’anfiteatro nella coscienza civica dei veronesi, porta così via via il monumento ad assumere sempre più il carattere di simbolo stesso dell’antica nobiltà. Di qui le cure per la sua conservazione ed i suoi ampi e numerosi restauri. L’Arena servì sempre e soprattutto per manifestazioni spettacolari. In epoca romana, ad esempio, fu usata per spettacoli di lotte fra gladiatori. Nel Medioevo e fino alla metà del Settecento erano usuali in Arena anche giostre e tornei. Nell’Ottocento, invece, erano rappresentati spettacoli di prosa, eseguiti nel tardo pomeriggio fra la primavera e l’autunno. Nel , nel centenario della nascita di Giuseppe Verdi, venne proposto per la prima volta un melodramma, l’Aida verdiana, e in questo modo l’Arena sarà finalmente scoperta per quello che adesso è conosciuto come il primo vero e più importante teatro lirico all’aperto del mondo.
Il più solenne monumento di Verona romana, con vari ordini di gradinate e, al centro, un’area o arena per gli spettacoli di gladiatori, di combattimenti con belve od altre manifestazioni di carattere popolare, è stato costruito con blocchi di marmo ben squadrati, nel I secolo d.C., cioè tra la fine dell’impero di Augusto e quella dell’impero di Claudio. Dei monumenti di tal genere è tra i meglio conservati. Il perimetro della platea attuale è di m. 391 ed includendovi l’Ala è di m. 435.L’anfiteatro è costituito da tre cinte concentriche: della prima esterna ci rimane solamente quella parte, che è comunemente chiamata “Ala”. I gradini dell’anfiteatro sono tutti in marmo veronese. Sotto il piano della platea si trovano (ma ora non si possono visitare) gallerie, anditi e passaggi che un tempo servivano ed in parte servono ancora, per il complesso funzionamento dell’anfiteatro.

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Aida: un’opera sulle rive del Nilo

Il 24 dicembre 1871 debuttò al Cairo la più classica delle opere verdiane.Si può definire Aida un'”opera d’occasione”? Se Giuseppe Verdi l’avesse scritta per l’inaugurazione dell’Opera del Cairo – avvenuta nel 1870 – potremmo affermarlo, ma le circostanze che portarono alla realizzazione della più classica opera verdiana furono altre.Nel 1869, in occasione dei festeggiamenti per l’apertura del Canale di Suez, il Khedive (viceré d’Egitto) commissionò al livornese Pietro Avoscani la progettazione e la costruzione di un teatro d’opera. L’eccezionale impresa, portata a termine in soli sei mesi, esigeva per la sua inaugurazione una rappresentazione che fosse prestigiosa ed inedita. A quel punto il sovrano chiamò in causa il celebre compositore italiano per ideare un’opera all’altezza della circostanza da rappresentare nel nuovo teatro. Verdi rifiutò, non ritenendosi adatto a comporre opere su commissione: all’apertura dell’Opera del Cairo il Khedive dovette perciò accontentarsi di Rigoletto, non abbandonando però il progetto di affidargli un’altra produzione. Il desiderio del viceré incontrò quello dell’egittologo francese Auguste Mariette – da qualche tempo a servizio della corte d’Egitto – che aveva composto un soggetto a carattere egiziano: nulla di più adatto per l’occasione. Mariette approfittò della situazione per contattare Camille Du Locle, direttore dell’Opéra-Comique di Parigi, chiedendogli di trovare un musicista per scrivere un’opera lirica a partire dal suo soggetto. Du Locle vantava una solida amicizia con Verdi dai tempi della loro collaborazione per Don Carlos e ovviamente sottopose la trama all’amico, il quale si mostrò indeciso. Il direttore dell’Opéra sapeva come convincerlo: gli disse che se non avesse accettato, il Khedive si sarebbe rivolto altrove, forse a quel Richard Wagner che stava conquistando la scena europea con una musica ben diversa da quella verdiana. Il compositore italiano fu colto nel suo punto debole e, pur di non cedere il compito a colui che sentiva come rivale, accettò di scrivere Aida.Il compositore fissò il suo compenso nell’astronomica cifra di 150.000 franchi, s’impegnò a comporre il libretto a sue spese e a pagare un direttore d’orchestra che lo sostituisse al Cairo per dirigere la prima. Il contratto prevedeva che l’opera fosse rappresentata nel gennaio del 1871, ma gli eventi storici lo impedirono. Nel 1870 la successione al trono spagnolo causò infatti una guerra tra Francia e Prussia: all’epoca Mariette si trovava proprio a Parigi impegnato nei lavori per l’allestimento e i costumi di Aida. Quando l’esercito prussiano arrivò ad assediare la capitale francese, l’egittologo si ritrovò prigioniero nella città e fu costretto ad interrompere i preparativi.
Nel frattempo Verdi aveva preso contatti con Antonio Ghislanzoni per la stesura del libretto con la supervisione del compositore e si assicurò della possibilità di rappresentare l’opera in prima nazionale al Teatro alla Scala di Milano.Verdi compose la musica molto velocemente, incalzando così il lavoro di Ghislanzoni che gli consegnava i versi mano a mano che venivano composti. Dal momento che era molto più interessato alla prima milanese che non a quella del Cairo e non aveva alcuna intenzione di recarsi in Egitto, Verdi orchestrò l’opera nella propria casa a Sant’Agata, appuntando direttamente sulla partitura precise indicazioni per la messa in scena nel teatro egiziano. Grazie alla velocità del lavoro, nel novembre 1870 l’opera era completata.Non appena l’esercito prussiano entrò nella città, Mariette, scenografie e costumi poterono salpare per il Cairo dove li attendevano gli ultimi preparativi per l’allestimento.Dopo non poche difficoltà, il 24 dicembre 1871 Aida andò finalmente in scena al Cairo davanti ad un Khedive così soddisfatto da premiare il gran compositore con il titolo di Commendatore dell’Ordine Ottomano. Solo due mesi dopo, l’8 febbraio 1872, l’opera andò in scena alla Scala di Milano con un cast di prim’ordine, tra i quali spiccava il soprano Teresa Stolz. Grazie al debutto milanese, Aida fu richiesta dai maggiori teatri italiani ed europei per esservi rappresentata e ciò accrebbe la fama dello spettacolare Grand Opéra: fu l’inizio di una serie di allestimenti che consacrarono Aida tra gli assoluti capolavori della lirica verdiana che ancora oggi trionfano nei teatri di tutto il mondo.

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