REGGIA DI VENARIA
Il complesso de La Venaria Reale è un unicum ambientale-architettonico dal fascino straordinario, uno spazio immenso, vario e suggestivo, dove il visitatore non può che restare coinvolto in atmosfere magiche raccolte in un contesto di attrazioni culturali e di loisir molteplici: spettacoli, eventi, concerti, mostre d’eccezione si alternano infatti ad occasioni di svago, contatto diretto ed intimo con la natura, relax, intrattenimento sportivo e cultura enogastronomica.La Venaria Reale è il Borgo antico cittadino, scrigno di eventi e vicissitudini storiche; è l’imponente Reggia barocca che, con i suoi vasti Giardini, rappresenta uno dei più significativi esempi della magnificenza dell’architettura e dell’arte del XVII e XVIII secolo; è il Parco de La Mandria, una della maggiori realtà di tutela ambientale europea in cui vivono liberamente numerose specie di animali selvatici e domestici, e dove è custodito un notevole patrimonio storico-architettonico.I nuovi splendori e la strepitosa qualità delle architetture della Reggia restaurata, l’immensità e la bellezza dei Giardini e degli spazi naturali del Parco, consentono di trascorrere amabilmente il proprio tempo immergendosi in sensazioni nuove e cogliendo esperienze diverse, secondo una concezione moderna ed alla portata di tutti del “gusto”, del “loisir” e dell'”arte di vivere”. La Reggia di Venaria Reale e la residenza de La Mandria sono stati dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
“Tra tutte le meravigliose residenze di piacere, in cui Sua Altezza Reale il duca di Savoia si reca abitualmente per ristorarsi dalle fatiche, la più importante e meritevole di essere visitata è quella che viene chiamata Venaria Reale, distante più di tre miglia da Torino. Fu il duca che le diede questo nome, perché riteneva che quella fosse una zona in cui si sarebbe potuto praticare la caccia secondo lo stile dei re”.
Così il , monumentale opera a stampa in 142 tavole illustrate, che dal 1682 presenta la magnificenza dei domini e delle residenze sabaude. I toni della propaganda sono utilizzati con il gusto dello spettacolo per sorprendere i potenti d’Europa e testimoniare la gloria di una famiglia ancora Ducale che si affermerà come Reale.
La relazione fra i giardini storici e le architetture di cui costituiscono contorno, di norma intensa e articolata, è ancor più forte nel caso di complessi barocchi come quello di Venaria Reale.
Nel Seicento e nel Settecento la progettazione delle residenze e dei parchi ad esse legati è infatti spesso opera del medesimo architetto; i borghi, i palazzi, i giardini e il territorio circostante sono regolati dalle leggi dell’architettura e crescono sulle medesime assialità, generando sistemi a grandissima scala.
A Venaria Reale questo aspetto emerge chiaramente osservando gli antichi disegni, le incisioni, i dipinti e la realtà stessa degli edifici: la prospettiva della strada Maestra del Borgo (oggi via Mensa) attraversa la Sala di Diana e prosegue nei Giardini lungo la medesima retta, lo stesso accade per la fuga di stanze e di gallerie che prosegue in quello che era un lungo viale di olmi nel Giardino.
La Citroniera offriva la sua grande facciata come fondale al viale più lungo del Parco, l’Allea Reale. Per questi motivi l’assenza totale dei Giardini, scomparsi all’inizio dell’Ottocento, costituiva un fatto grave, capace di ledere la possibilità di comprendere il senso e il valore del complesso, e di rendere mutilo il semplice restauro delle architetture.
L’antica composizione verde, peraltro, era ben nota e documentata grazie a disegni di progetto e rilievi di fine Settecento e confermata da una eccezionale foto aerea che certificava -al di sotto delle distese prative- la complessa trama di viali diagonali e ortogonali, e la presenza delle fondazioni delle architetture del giardino seicentesco.
In questo contesto, quindi, al restauro del palazzo e delle sue pertinenze (scuderie, maneggi, rimesse, cappella) si è affiancata la necessaria riproposizione di un Giardino. Non un restauro, ma un Giardino contemporaneo consapevole del rapporto strategico con l’architettura della residenza.
I nuovi Giardini di Venaria Reale riprendono quindi le assialità, le proporzioni, le dimensioni, i temi del Parco settecentesco ma svolgendoli in chiave del tutto contemporanea, in una reinterpretazione dell’antico.
I resti “archeologici” dell’impianto seicentesco (le fondazioni del Tempio di Diana, la struttura della Fontana d’Ercole, le grotte e il muraglione di sostegno, il viale delle piramidi) diventano temi e momenti qualificanti della composizione; nelle vicinanze della Reggia di Diana viene marcato il profilo seicentesco del complesso riproponendo la grandissima Peschiera, così come presente nelle incisioni del 1674.